un posto senza tempo,
aldifuori dello spazio.
sei mai stato a casa di amici?
laddove le lancette scorrono senza far rumore.
ti aspettiamo,
al #pianotèrra
[...]
Nel Salentino e nel Gargano Massafra e Monte S. Angelo
contendono a Alberobello il primato della perfezione.
Massafra sorge su un colle spaccato a metà da un torrente.
Si immagini una prospettiva del Tevere, la più grandiosa,
la più aerea, e, al posto dei palazzi, delle cupole,
dei muraglioni – e dell’acqua – un abisso di rocce.
Aggrappate a queste rocce, col loro stesso colore, le vecchissime
case di Massafra, spaccata come il colle a metà dalla profonda gola.
Un breve ponte di pietra è sospeso sul canyon grandioso, aperto,
in fondo, verso la pianura salentina, inazzurrata da foschie sempre più stagnanti e incantate man mano che si avvicinano al mare.
Una strada a tornanti porta dal piano all’improvvisa altura
di Massafra, e conduce attraverso una stretta via (la consueta
dei paesi delle Puglie) fino a una grande piazza-giardino, quadrata
e festante (anch’essa la consueta, con un po’ più di magnificenza paesana).
Puro medioevo.
Al di là del ponte si trova il centro della città , una piazza affollata, verso sera, come in un giorno di festa. È una calca di uomini vestiti di nero e ragazzi disegnati col diamante e il carbone.
Attorno a questa piazza si aggrovigliano, come visceri, i vicoli
e le stradine scoscese, attraverso cui si regrediscono fino nel cuore del tempo. Il puro medioevo, intorno.
Ti spingi giù verso il basso e arrivi alle mura di un forte,
svevo o normanno, puntato come uno sperone verso là dove l’abisso di Massafra si apre sulla pianura sconfinata. Il cielo è sbiadito
e la sua luce colpisce accecante il borgo e le rocce, uguali in colore
e in vastità , in vecchiezza e in silenzio.
Come in Alberobello, l’architettura di Massafra, intorno al motivo dell’abisso di rocce chele si apre nel cuore e l’allarga in spazi e vuoti grandiosi, è di una coerenza che fa pensare al rigore di uno stile.
Non c’è nulla in questo ; paese, come a Alberobello, o come a Monte Sant’Angelo, a Ostuni, a Otranto, a Castro… che incrini la purezza dell’architettura, che si è stratificata casa per casa,
vicolo per vicolo, intorno alle cattedrali.
È una tettonica pura, al suo stato naturale:
il tempo in un dato anno, o secolo, si è fermato,
e la città si è serbata fuori di esso, fossile e incorrotta.
Pier Paolo Pasolini
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